martedì 28 giugno 2016

SAN BERNARDINO ALLE OSSA...storia e leggende

In pieno centro a Milano, sconosciuta a molti, possiamo trovare uno dei luoghi più affascinanti (ed anche inquietanti) che la città conservi. In piazza Santo Stefano, nella chiesa più piccola della due presenti, sulla sinistra, possiamo infatti trovare San Bernardino alle Ossa.

Nel 1145 fu costruito un Ospedale davanti alla Basilica di Santo Stefano ed un piccolo cimitero che ben presto si rivelò insufficiente.
Nel 1210 venne costruita una piccola cappella per raccogliere le ossa esumate dal cimitero e successivamente, nel 1268 una piccola Chiesa.
Nel 1642 il campanile della Basilica crollò sull'Ossario e sulla chiesetta; l'Ossario e la Chiesetta furono ricostruiti.
Nel 1750 la Chiesetta fu ampliata per costruire l'attuale Chiesa di San Bernardino.

Ovunque i resti di antichi scheletri si incaricano di ricordarvi la fugacità della vita.

Naturalmente su questo luogo sono nate leggende e curiosità………

Una delle leggende vuole che, proprio nel giorno dei Morti, i resti della bambina conservati alla sinistra dell’altare tornino a vivere e si trascinino dietro tutti gli altri scheletri in una specie di danza macabra. Si dice anche non sia necessario entrare per vederla: i rumori si sentirebbero anche fuori dalle mura della cappella in zona Verziere.

Si dice che nel campanile di Santo Stefano, la grande chiesa di fianco alla cappella-ossario, sia stato murato vivo un monaco il cui fantasma continuerebbe a risiedere all’interno di esso...


venerdì 24 giugno 2016

Il teschio forato dei Martiri di Otranto


Il teschio forato fa parte,  dei circa 600 resti umani (altri sono conservati a Napoli) su un totale di circa 800, che durante il sacco della città del 1480 per mano dei Turchi, vennero decapitati perché non vollero rinnegare la fede cristiana. Gli Ottocento sono stati riconosciuti Martiri della fede, venendo beatificati nel 1771 e poi canonizzati da Papa Francesco a Roma il 12 maggio 2013.
Il teschio, che si trova nell’armadio centrale dell’omonima cappella dei Martiri, nella navata laterale della Basilica Cattedrale di Otranto, attirava curiosi sia per i sedici fori circolari sia per la sua particolare collocazione: mentre, infatti, gli altri teschi sono posizionati con la parte frontale al vetro, quest’ultimo è girato dalla parte del cranio.
Uno studio, pubblicato su una rivista scientifica americana (Journal of Ethnopharmacology) è stato compiuto attraverso l’uso di macchinari ad alta precisione e rilievi fotografici dall’equipe, poiché il cranio non poteva essere rimosso dall’interno della grande teca. I ricercatori hanno notato come i buchi avessero tutti una forma regolare, tondeggiante: otto sono risultati perforazioni complete, che hanno coinvolto l’osso in tutta il suo spessore e producendo un buco a forma conica e tonda.

In realtà di “mistero” non si tratta ma di una curiosità storico-scientifica, a cui ha dato una risposta lo studio condotto da alcuni ricercatori dell’Università di Pisa, guidati dal professore ordinario di medicina e paleopatologia Gino Fornaciari. Secondo l’analisi dell’equipe, alla base della particolare foratura e della trapanazione multipla del cranio in questione ci sarebbe il prelievo di polvere ossea dal teschio per uso a scopo terapeutico.

Era computata, infatti, secondo diverse fonti, questa usanza come rimedio utilizzato in medicina fino al XVIII secolo, quando venne definitivamente superato dalle nuove scoperte: nello specifico, dal cranio veniva prelevato questa polvere, utilizzata come ingrediente per un infuso utile a curare o guarire malattie come l’epilessia, l’ictus o paralisi.

mercoledì 22 giugno 2016

I teschi dei Martiri di Otranto


Il 13 agosto di ogni anno, Otranto ricorda con una grande e suggestiva celebrazione i suoi Eroi Martiri del 1480.

Il grande significato di tale celebrazione è da ricercare nella storia, facendo esattamente un salto indietro nel tempo alla prima metà del 1400, quando Maometto II, uomo abile e crudele, iniziò un progetto volto alla realizzazione di un grande Impero Ottomano.

Per il raggiungimento di tale scopo era necessario conquistare nuovi territori e tra le mire espansionistiche di Maometto II finì anche la provincia di Otranto, contro la quale furono adunate gruppi di militari lungo la costa albanese.

Nella città salentina i regnanti iniziarono a nutrire alcuni presentimenti circa l’imminente minaccia turca e fu chiesto aiuto al Re Ferrante, il quale rispose di non dubitare del popolo turco. Per sincerarsi inoltre di tali buone intenzioni, il re fece inviare ad Otranto come protezione, cinquanta cavalieri capeggiati dal Barone Francesco Zurlo e quattrocento fanti, guidati dai Baroni Giovanni Tarantino e Antonio Delli Falconi.

Un dispiegamento di forze del tutto irrisorio per la popolazione locale, composta da circa 6.000 anime e formata essenzialmente da pescatori, agricoltori e piccoli commercianti.

Come tristemente previsto, il 27 luglio del 1480 l’Impero Ottomano approdò con alcune delle proprie imbarcazioni nei pressi di Roca e l’esercito otrantino uscì dalla città per affrontare i Turchi nei pressi dei Laghi Alimini, distanti circa 35 km da Lecce.

La posizione scelta fu strategica, poiché l’esercito ottomano, non conoscendo la zona e non sapendo come muoversi, fu presto costretto a ritirarsi sulle proprie imbarcazioni dopo una perdita considerevole di uomini.

La popolazione situata al di fuori delle mura venne messa al sicuro all’interno della città murata e furono inviate due lettere di aiuto da parte della provincia di Otranto, una al Re Ferrante ed una all’arcivescovo Francesco De Arenis, che purtroppo non servirono a nulla.

Gli otrantini furono abbandonati a loro stessi e l’esercito turco iniziò ad attaccare la città con una serie di cannonate, avvalendosi di 16.000 fanti, diverse armi da fuoco e 50 imbarcazioni tra galee e galeotte. La popolazione riuscì a resistere per 14 giorni e l’11 agosto del 1480 i turchi riuscirono ad entrare nella città, incontrando una forte resistenza da parte dei cittadini.


La popolazione infatti, armata degli attrezzi del proprio mestiere e forte di una solida fede religiosa, si consegnò nelle mani del nemico affermando di voler morire in onore della fede di Cristo e dopo un’ultima battaglia davanti alla Cattedrale di Otranto, i Turchi riuscirono a travolgere anche l’ultimo barlume di resistenza, facendo irruzione nel cuore civile e religioso della popolazione.

All’interno della cattedrale si consumò una delle carneficine più terribili, che andò a colpire mortalmente anche l’arcivescovo Stefano, il clero e molti civili che avevano trovato qui rifugio. I Turchi riuscirono ad impadronirsi della città: tutti i maschi di età superiore ai 15 anni furono uccisi, mentre le donne e i bambini ridotti in schiavitù.

Come testimonianza del disprezzo dell’Impero Ottomano nei confronti della religione cristiana, la cattedrale venne trasformata in stalla per cavalli e il giorno seguente avvenne la più grande delle tragedie. Circa 800 sopravvissuti all’eccidio  dopo essersi rifiutati di ripudiare la propria religione, furono condotti sul colle della Minerva e decapitati su una pietra.


Gli unici a scampare la morte furono i De Marco, i Memmo e altre poche famiglie, che nel settembre dell’anno successivo poterono assistere alla liberazione di Otranto per mano di Alfonso D’Aragona.

Da questa triste pagina di storia sono stati poi riconosciuti ufficialmente i Martiri della Chiesa, i cui resti si trovano in sette grandi teche in legno nella Cappella dei Martiri ricavata nell’abside all’interno della Cattedrale di Otranto. Mentre altri resti sono custoditi nel Duomo di Napoli.


Tra questi resti, fu trovato un teschio forato in più punti 16 per l'esattezza...nel prossimo post parleremo proprio di questo misterioso teschio....

lunedì 20 giugno 2016

I misteriosi teschi allungati di Paracas

I “teschi di Paracas” sono stati trovati a Paracas, una penisola sul mare nella provincia di Pisco, nella regione di Ica a sud di Lima, presso la costa meridionale del Perù.
Gli abitanti di Paracas vivevano sulla costa e probabilmente erano discendenti di una popolazione giunta via mare. Era un popolo dedito alla pesca, infatti, sono stati trovati cumuli di conchiglie di mare e una rete sepolta nella sabbia e anche alcuni strumenti di pietra datati a circa 8.000 anni fa.
La scoperta risale al 1928, ad opera dell’archeologo peruviano Julio Tello, che nella zona di Paracas scoprì i resti di un villaggio sotterraneo, che si estendeva per uno o due chilometri, e che all’epoca era già pieno di sabbia. Scoprì anche un enorme cimitero anch’esso sotterraneo. Nel 2011, una troupe televisiva andò a filmare il luogo, ma il cimitero e il villaggio erano pieni di sabbia trasportata dal vento dell’oceano. I luoghi di sepoltura non sono infatti visitabili.

Le tombe contenevano famiglie intere, i cui resti erano avvolti da vari strati di stoffa colorata e decorata. Purtroppo le tombe erano già state saccheggiate dagli huaqueros (scavatori clandestini) in cerca di manufatti d’oro e d’argento, vasellame e dei famosi tessuti Paracas. Di teschi ne furono rinvenuti ben 90, databili a 3.000 anni fa. E probabilmente ve ne sono ancora altri in collezioni private, nei magazzini dei Musei, oppure ancora sepolti in zona. I teschi di Paracas sono, tra l’altro, i “teschi allungati” più grandi al mondo. Essi sono chiamati “Paracas skulls”.

Teschi allungati simili a questi non sono stati trovati unicamente a Paracas, ma anche tra gli Olmechi in Messico, a Malta nell’isola Malese di Vanuatu, in Egitto, Iraq, Africa, Russia ,Siria, Perù, Bolivia etc. Nella maggior parte dei casi si tratta, però, di una deformazione indotta sui crani dei bambini attraverso fasce o assi di legno. Questa pratica è andata avanti fino al ventesimo secolo in Congo e nell’isola di Vanuatu.
Si tratta di una deformazione intenzionale fatta sui bambini, il cui cranio alla nascita è duttile e può essere deformato applicando fasce o piccole assi di legno sul retro del cranio, ben strette e per un lungo periodo, di solito dai primi mesi di vita fino ai 3 anni. La deformazione cranica fu dunque una tecnica utilizzata in passato in varie parti del mondo, ma può soltanto deformare il cranio, non può alterarne né il volume né il peso.
I teschi allungati rinvenuti a Paracas, sono invece ben diversi, non sono stati deformati, sono naturalmente allungati ed hanno caratteristiche diverse da quelli tradizionali. In essi sono inoltre presenti due piccoli fori naturali nella parte posteriore del cranio, che servirebbero per il passaggio di nervi e vasi sanguigni, (come i fori presenti nelle mascelle umane). In più il volume di questi teschi è fino al 25% maggiore dei teschi umani e pesano il 60% in più. E tutto ciò non si può ottenere con una deformazione tramite assi di legno legati sul capo e bende strette. I teschi di Paracas presentano, inoltre, un solo unico osso parietale, invece che le due ossa parietali di forma rettangolare, che formano la parte laterale e superiore della volta cranica nei teschi “tradizionali”.

Questi teschi sono quindi stati un mistero per lungo tempo. Juan Navarro, direttore del Museo di storia a Paracas, museo che ne ospita 15 di questi teschi, ha permesso il prelievo di 10 campioni da 5 crani. I campioni erano: un dente, capelli e relative radici, pelle, un osso del cranio. I prelievi sono stati documentati con video e foto e vennero inviati a Lloyd Pye, fondatore del “Progetto Starchild”, per essere affidati ad un genetista in Texas, per il test del DNA. L’autore Brien Foerster ha svelato i risultati preliminari delle analisi e in merito ha scritto che questi teschi presentano DNA mitocondriale con mutazioni sconosciute in qualsiasi essere umano, primate o animale, conosciuto fino a ora.



I campioni indicano che le mutazioni abbiano a che fare con una nuova creatura umana, molto distante dall’Homo sapiens, dal Neanderthal e dall’Homo di Denisova. Brien Foerster afferma di non essere sicuro che questi esseri possano appartenere al nostro stesso albero evolutivo, in quanto gli individui di Paracas erano biologicamente così diversi, che non avrebbero potuto nemmeno incrociarsi con gli esseri umani. I risultati completi delle analisi non sono, tuttavia, ancora stati rilasciati e il mistero è ancora aperto.

venerdì 17 giugno 2016

teschi allungati (Dolicocefalia)

La dolicocefalia è la caratteristica morfologica rappresentata da un indice cefalico inferiore a 75-76 tale che il cranio appare allungato.

L'aggettivo "dolicocefalo" fu introdotto dall'anatomista svedese Anders Retzius (1796-1860) a partire dai vocaboli greci kephalé = testa, cranio e dolichos = allungato.

La dolicocefalia si riferisce anche a una deformazione del cranio indotta.
Nelle antiche civiltà come quella azteca, maya e quella egizia era diffusa la pratica di allungare i crani dei neonati con l'ausilio, inizialmente, di fasciature dette "rituali", in seguito di vere e proprie assi di legno che modificavano con la crescita le normali saldature delle ossa del cranio rendendolo appunto allungato.
Si crede che tale usanza avesse il fine di aumentare le capacità cerebrali del soggetto. Tuttavia la modifica delle ossa non è in grado di indurre alcun aumento della capacità volumetrica. D'altronde non è stata provata alcuna relazione tra la massa cerebrale e l'intelligenza.
È da mettere in evidenza la somiglianza che i crani dolicocefali hanno con alcune statuine votive presumeriche. Questo potrebbe spiegare la deformazione dei crani come la volontà di un avvicinamento anche somatico con la divinità.



La dolicocefalia può essere però classificata anche come anomalia genetica (malformazione umana di Smith), che potrebbe partire da un processo detto craniosinostosi, comportante la fusione prematura di una o più suture craniche.

Tutto questo per anticipare il prossimo post..

I misteriosi teschi allungati di Paracas 

mercoledì 15 giugno 2016

Skull and Bones

Skull and Bones («Teschio e ossa» in lingua italiana) è una società segreta studentesca dell'università di Yale, in Connecticut, formata da quindici senior scelti l'anno accademico precedente. È la più antica fra associazioni analoghe presenti a Yale, essendo stata fondata nel 1832. La Russell Trust Association, composta dagli ex-membri, ne amministra il patrimonio immobiliare e la gestione organizzativa. Skull and Bones è colloquialmente chiamata «Bones» e i suoi appartenenti «Bonesmen». Per via del suo carattere riservato e di un elevato numero di illustri ex-appartenenti, è stata citata in varie teorie del complotto.
Mutuando dal linguaggio universitario statunitense, ciascuna «annata» di quindici membri è detta «classe». Quando, in qualunque momento o per qualunque ragione, un Bonesman scrive ad un altro Bonesman, conclude la lettera con «Yours in 322» (letteralmente: «Tuo, nel 322»), in riferimento al numero che appare nello stemma della società.

Skull and Bones è stata fondata nel 1832 in seguito ad una disputa fra i circoli di dibattito Linonia, Brothers in Unity e The Calliopean Society in merito all'assegnazione dei premi di quell'anno della confraternita Phi Beta Kappa. William Huntington Russell e Alphonso Taft (padre del presidente William Howard Taft) per ripicca fecero nascere «the Order of the Skull and Bones». Nel 1856 fu invece costituita la Russell Trust Association, per gestire il patrimonio di Skull and Bones: esso consiste nella «Tomba», l'edificio della società nel campus di Yale, e in Deer Island, un isolotto sul fiume San Lorenzo al confine tra Canada e Stati Uniti. A capo di questa organizzazione fu posto, oltre allo stesso Russell, Daniel Coit Gilman, a sua volta ex Bonesman che sarebbe divenuto presidente dell'università della California, primo presidente in ordine cronologico della Johns Hopkins University e presidente fondatore del Carnegie Institution.
La prima menzione esplicita di Skull and Bones risale al libro del 1871 Four Years at Yale («Quattro anni a Yale») di Lyman Bagg. Bagg scrisse: «il mistero attorno alla sua esistenza [di Skull and Bones] è il grande enigma su cui i pettegolezzi non finiscono mai». Nel suo Yale: a History, la storica Brooks Mather Kelley attribuisce l'interesse attorno a Skull and Bones e alle altre società simili, di soli senior, al fatto che i membri delle associazioni segrete aperte anche a studenti più giovani tornavano all'università anche negli anni successivi alla loro iniziazione e potevano quindi diffondere informazioni sui rituali e le pratiche nascoste; i senior, invece, si laureavano nello stesso anno ed erano praticamente impossibilitati a rivelare alcunché ai compagni.

Skull and Bones non è, come veniva accennato, l'unica realtà del suo tipo. All'interno dell'università di Yale vi sono infatti altre cinque società segrete per senior: alcune delle più note, in un certo senso in competizione con Skull and Bones, sono Scroll and Key, Book and Snake e Wolf's Head; tutte reclutano quindici militanti all'anno, e molte hanno sede in edifici architettonicamente lugubri detti «tombe». Ogni primavera si svolge il Tap Day, in cui esponenti di ciascuna società segreta procedono a toccare sulla spalla gli studenti del terzo anno, i junior, che intendono cooptare per il successivo anno accademico, procedendo in seguito ad integrare altri prescelti se quelli originali vengono meno; alla fine verranno selezionati, in tutto, 90 studenti sui circa 1.300 dell'anno di corso. Questa tradizione risale al 1879 (in precedenza, i «reclutatori» visitavano le «reclute» nelle loro camere, nottetempo), mentre ai primi anni 1990 è datata l'ammissione delle donne ai ranghi di Skull and Bones: Yale accettò le prime studentesse nel 1969, ma la società segreta rimase esclusivamente maschile fino al 1992. I Bonesmen del 1971 provarono a selezionare delle studentesse, ma furono fermati dagli ex-allievi che li appellarono come «bad club» e cassarono il tentativo di integrazione. «The issue», il problema, come l'ammissione delle donne divenne eufemisticamente noto, fu discusso per decenni all'interno del gruppo finché nel 1991 sette studentesse ricevettero il «tap». Anche stavolta la Russell Trust intervenne a stroncare la riforma e addirittura cambiò i lucchetti alla Tomba, la sede della società a Yale, costringendo i Bonesmen a riunirsi nell'edificio di un'altra associazione segreta di più larghe vedute, la Manuscript Society. A quel punto tutti gli ex-membri furono chiamati a votare per posta per risolvere definitivamente «the issue»: la proposta di integrare le donne vinse per 368 a 320. Una fazione, guidata da William Buckley dell'annata 1950, si rifiutò di cedere e ottenne una sospensiva dalla corte d'appello di New Haven con il pretesto della necessità di una modifica alle regole della società. Altri, come John Kerry, si espressero invece a favore dell'apertura alle studentesse e perfino il New York Times dedicò un editoriale all'argomento. Una seconda votazione, tenutasi dal vivo all'interno della Tomba nell'ottobre 1991, ratificò infine per 387-327 l'inclusione delle donne nella classe 1992, e il processo in tribunale fu ritirato.

Skull and Bones è balzata alle attenzioni della cronaca durante le elezioni presidenziali statunitensi del 2004, in quanto entrambi i principali candidati, John Kerry del Partito Democratico e George W. Bush del Partito Repubblicano, ne erano stati membri negli anni sessanta. Sono stati interrogati in merito durante due diverse puntate del programma di approfondimento Meet the Press della NBC: Kerry ha risposto che la sua appartenenza a Skull and Bones «non significa molto, perché è un segreto» mentre Bush ha spiegato che è una società «talmente segreta che non ne possiamo parlare».
I membri di Skull and Bones sono considerati parte della cosiddetta «Power Elite», cioè quel piccolo numero di individui di spicco con una elevata influenza sulla comunità. Nell'annuario di Yale del 1968 Lanny Davis descrisse così la composizione media di un'annata di Skull and Bones: « Se la società ha avuto una buona annata, il suo gruppo «ideale» consisterà in: un capitano di football; un redattore del Yale Daily News; un veemente radicale; un Whiffenpoof; un capitano della squadra di nuoto; un ubriacone con la media del 94; un regista di film; un editorialista di politica; il leader di un gruppo religioso; un Chairman of the Lit; uno straniero; un donnaiolo con due motociclette; un militare in congedo; un nero, se ce ne sono abbastanza in giro; un tizio di cui nessuno ha mai sentito parlare prima d'allora. »


Similarmente a come la stessa università rifiutasse le immatricolazioni su base etnica o religiosa e imitata dalle altre società segrete di Yale, l'appartenenza a Skull and Bones è stata limitata quasi esclusivamente a maschi anglosassoni, bianchi e protestanti per gran parte della sua storia. Alcuni cattolici rappresentarono le prime eccezioni a questa regola. Molto più difficoltosa fu l'ammissione degli ebrei e degli afro-americani; esponenti di queste fasce demografiche furono in grado di farsi cooptare attraverso le proprie performance sportive, vista la tradizione di fare il «tap» ad atleti di chiara fama: furono ad esempio campioni di football americano il primo ebreo, Al Hessberg nel 1938, e il primo nero, Levi Jackson nel 1950 (sebbene declinasse poi il «tap» per far parte di un'altra associazione, la Berzelius Society).

Judith Ann Schiff, archivista capo della biblioteca dell'università di Yale, ha scritto: «I nomi dei membri [di Skull and Bones] non erano tenuti segreti — questa è stata una innovazione degli anni 1970 — ma le riunioni e le pratiche lo erano». Nel 1985 una fonte anonima passò ad Antony C. Sutton i registri completi con tutti i membri. Queste informazioni furono tenute segrete per quindici anni, temendo che potessero compromettere l'identità dell'appartenente alla società segreta che le aveva divulgate. Sutton ha scritto due libri in merito: America's Secret Establishment: An Introduction to the Order of the Skull and Bones e Fleshing out Skull and Bones, pubblicato nel 2003 con il suddetto elenco in appendice.

Basandosi su questo elenco, risulterebbero aver fatto parte di Skull and Bones: il giudice della Corte suprema e presidente William Howard Taft; i presidenti George H. W. Bush e il figlio George W. Bush; i giudici della Corte suprema Morrison Waite e Potter Stewart; il «padre» della Central Intelligence Agency James Jesus Angleton; Henry Stimson, segretario della guerra durante il secondo conflitto mondiale e il suo successore Robert Lovett, che diresse invece la guerra di Corea; Henry Luce, fondatore ed editore delle riviste Time, Fortune e Sports Illustrated; John Kerry, politico democratico, ex senatore, candidato alle elezioni presidenziali del 2004 e segretario di Stato nel gabinetto del secondo mandato di Barack Obama; Stephen Schwarzman, fondatore della compagnia d'investimenti Blackstone Group; Austan Goolsbee, presidente del Consiglio dei Consulenti Economici di Barack Obama; Harold Stanley, fondatore della banca d'affari Morgan Stanley; Frederick Smith, fondatore dell'azienda di spedizioni FedEx.

Skull and Bones ha un complesso di rituali e tradizioni a forte valenza esoterica e simbolica, tenuto nel più stretto riserbo e parzialmente ricostruito da fonti giornalistiche tramite interviste a presunti appartenenti alla società, protetti dall'anonimato. Agli iniziati viene attribuito un nuovo nome, un nomignolo con il quale saranno noti ai compagni di Skull and Bones per il resto della vita. Questo «battesimo» avviene secondo regole e usanze precise: il più alto del gruppo, ad esempio, sarà detto «Long Devil» e «Boaz» (abbreviazione di Belzebù) è il capitano della squadra di football; altri nomi sono tratti dalla letteratura («Hamlet», «Zio Remus») o dalla mitologia, specialmente nordica: si conoscono «Odino», «Thor» e «Baal». «Magog» è invece il neo-affiliato con più esperienza sessuale («Gog» è, all'altro opposto, quello con meno) — un «Magog» fu ad esempio George H. W. Bush, al cui figlio George W. fu invece lasciata libertà di coniare il proprio soprannome: non venendogli in mente nulla sul momento, gli altri lo bollarono «Temporary», temporaneo, che finì per diventare il suo nickname permanente.

Una classe di 15 Bonesmen. Notare le ossa umane sul tavolo e l'orologio a pendolo sulle ore 8:00, forse parte del simbolismo di Skull and Bones.

La classe corrente di Skull and Bones si riunisce ogni martedì e domenica sera per la cena: dopo alcuni canti rituali e l'«Hearing of Excuses» in cui ciascun membro fa ammenda dei propri errori, si mangia. In seguito, si dibatte per novanta minuti di argomenti estratti a sorte. Un momento topico della vita di un iniziato a Skull and Bones è il «Connubial Bliss», in cui tutti devono raccontare nei minimi dettagli il loro passato sessuale e sentimentale.

Non è noto cosa rappresenti il 322, numero presente nel simbolo e nella simbologia di Skull and Bones. Secondo teorie giornalistiche, potrebbe riferirsi all'anno di morte dell'oratore greco Demostene, deceduto ad Atene nel 322 a.C. e considerato importante per una associazione fondata sulla pratica del dibattito, oppure ad un «Corps» presso una ignota università tedesca a cui Skull and Bones si è ispirata, divenendo quindi il «2nd Corps, founded in '32», il 2° Corps, fondato nel 1832.

Infine, Skull and Bones è stata sovente accusata di «crooking», cioè rubare oggetti simbolici da altre società segrete o addirittura dalla proprietà dell'università di Yale. Nel 1986 il capo Apache Ned Anderson seppe da un anonimo che Skull and Bones possedeva il teschio del leggendario guerriero indiano Geronimo e sporse quindi denuncia per restituirlo alla sua sepoltura originaria — da allora vi sono stati altri simili processi giudiziari. L'associazione negò, in sede legale, di possedere una simile reliquia e ne mostrò invece una anatomicamente incompatibile; in via confidenziale altri appartenenti hanno confermato che nella loro cripta sia conservato un teschio chiamato appunto «Geronimo». Una lettera del 1918, scoperta nel 2006, sembra confermare che i Bonesmen disseppellirono effettivamente questo cranio a Fort Sill, sebbene ricercatori storici abbiano messo in dubbio che si tratti davvero del capo indiano. Della spedizione che recuperò i resti viene comunemente indicato come partecipante anche Prescott Bush, antenato dei due presidenti.

L'organizzazione è citata in un gran numero di romanzi ed opere di fantasia, di pubblicazioni sulle teorie del complotto, di film e non mancano le parodie. Nel film The Good Shepherd di Robert De Niro, gli avvenimenti sono raccontati attraverso il personaggio interpretato da Matt Damon, l'agente Edward Wilson. Questi è un giovane e brillante studente di poesia all'Università di Yale che viene cooptato nell'organizzazione studentesca degli Skull and Bones, fucina di leader dalla quale saranno arruolati i futuri quadri dell'intelligence statunitense.

In una puntata della serie animata I Simpson c'è una parodia della Skull & Bones in cui il ricchissimo Charles Montgomery Burns ne diventa membro nel 1914.
 Molti sceneggiatori della serie si sono laureati ad Harvard e spesso trovano l'occasione di prendere in giro i "rivali" di Princeton e Yale. Lo stesso avviene in una puntata della serie animata I Griffin dove il padre di Lois, Carter Pewterschmidt, riesce a far inserire il nipote Chris nella setta chiamata "Teschi e Ossa".
La setta è citata nel telefilm Gossip Girl durante la visita dei protagonisti alle università dell'Ivy League, precisamente proprio a Yale (ep. 2x06 "Il nuovo paradiso può attendere").

Nel film The Skulls - I teschi del 2000, diretta da Rob Cohen e interpretata, tra gli altri, da Joshua Jackson, narra le vicende di uno studente desideroso di entrare a far parte dell'organizzazione dei Teschi.

martedì 14 giugno 2016

La profezia dei 13 teschi di cristallo

 "Quando i tredici teschi di cristallo saranno ritrovati e riuniti, inizierà un nuovo ciclo per il genere umano, un ciclo di grande conoscenza ed elevazione": questa la leggenda che, attraverso una tradizione orale, dai Maya è giunta fino a noi.
Il teschio è un simbolo molto potente, è il simulacro di ciò che è stato e di ciò che è, della vita che ha contenuto e della morte che rappresenta; un simbolo antico usato da molte culture e con diverse valenze.
Tredici sono i teschi di cristallo, come tredici sono i baktun del Lungo Computo.


Ma la leggenda maya ci avverte: il nuovo ciclo avrà inizio soltanto quando gli uomini saranno sufficientemente evoluti e integri moralmente, pronti cioè a ricevere la formula per salvarsi. Una formula potente, una formula che proprio nei tredici teschi sarebbe contenuta.

L'uomo sembra essere ancora una volta chiamato a compiere un salto, a elevarsi.
Il sacerdote maya Carlos Barrios spiega l'essenza di questi oggetti misteriosi e descrive che cosa il suo popolo si aspetta di ricevere da essi e che cosa sente di dover dare:


 "I teschi sono come dei geni, una specie di megacomputer che contiene tutta l'informazione riguardante lo sviluppo tecnologico raggiunto da una razza che ci ha preceduto. Ogni teschio possiede una conoscenza, una parte di quella straordinaria tecnologia e la capacità di vedere nel futuro. Tutto è depositato all'interno di questi teschi, tutta la conoscenza ancestrale. Ci sarà un giorno, e speriamo che giunga prima della fine di questo ciclo che è stato profetizzato, in cui i saggi si riuniranno intorno a un lago.

Giungeranno anche tutti i guardiani, i custodi di questi teschi, e un uomo, un uomo che possiede dei poteri, attraverserà il lago camminando; ed estrarrà la testa maestra che si trova all'interno di una caverna, dietro una cascata. Una volta estratta questa testa, si celebreranno delle cerimonie. Il nostro è quindi un momento di attesa. Sarebbe auspicabile che i teschi venissero riuniti prima della fine di questa epoca, cioè prima del 21 dicembre del 2012. Perché? Perché se riuscissimo a riunire tutti i teschi l'impatto sull'ambiente e le conseguenze della contaminazione potranno essere ridotte al minimo".
 I 13 teschi di cristallo conterrebbero quindi informazioni circa l'origine e il destino della razza umana. E potrebbero essere la chiave di volta, il tassello perfetto che si incastrerà, quando l'uomo sarà pronto per aprire la porta del futuro.
Torna quindi un'idea che abbiamo già incontrato: quella di una grande razza che ci ha preceduto. E torna una data: il 21 dicembre del 2012.

A partire dal XIX secolo i teschi di cristallo cominciano a riemergere, uno a uno, dai luoghi che per secoli li hanno nascosti.

E tutte le persone che da allora vi si sono trovate davanti giurano che in loro presenza accadono fenomeni inspiegabili.

Che dire…il 21 dicembre 2012 è passato da un po’..Ma forse i 13 teschi ancora non sono stati trovati…quelli veri..forse abbiamo sbagliato i calcoli dei Maya…

I misteri continuano…e ci affascinano…ancora...sempre....

lunedì 13 giugno 2016

Teschi di cristallo LA LEGGENDA 2

Il Teschio Max
Negli anni Venti del Novecento riemerge in Guatemala il Teschio Max. Si racconta che sia stato regalato da uno sciamano maya a un guaritore tibetano, Norbu Chen, che lo ha poi regalato ai coniugi Carl JoAnn Parks, suoi attuali proprietari.
Il teschio è oggi a Houston, in Texas. Alcuni studiosi lo fanno risalire addirittura all'8000 a.C.




I coniugi Parks non si sono resi subito conto della natura del regalo ricevuto e, visto il suo aspetto inquietante, lo hanno tenuto chiuso in una scatola finché, anni dopo, non hanno visto una trasmissione televisiva che raccontava del teschio Mitchell-Hedges: da allora lo espongono e partecipano a convegni e talk show per parlarne.
La signora Parks sostiene di essere riuscita a entrare in comunicazione telepatica con il teschio, il quale avrebbe comunicato di chiamarsi Max.
Già nelle antichità furono riconosciute al cristallo proprietà spirituali , in Egitto ai defunti veniva situato in fronte il “terzo occhio” che doveva servire al’Anima di vedere le strade per l’eternità, il terzo occhio era appunto di quarzo cristallino.
Riconosciuto come simbolo Azteco della Morte,ma anche di Rinascita ,ancora oggi si crede ai suoi poteri mistici, in teoria quello ritrovato da Mitchell dovrebbe essere uno dei 13 teschi di cristallo presenti nel mondo e che una volta radunati  prevederanno  il destino dell’umanità. Oggi,come in passato,il cristallo è sempre stato uno dei minerali prediletti  da tutti coloro che hanno a che fare con la magia, veggenti e sensitivi utilizzano ancora oggi  il cristallo di rocca purissimo per le loro sfere, ma anche per amuleti e pendoli.
Le proprieta’ del cristallo
A livello molecolare, il cristallo si forma sotto intensa pressione e calore. Il cristallo di quarzo, in particolare, è dotato di polarità negativa e positiva come una batteria e risponde alla luce e all’elettricità. Ha un’unica struttura che implica torsione, o spiralità delle catene ad elica di tetraedri silicei. Durante la sua “crescita”, ogni tetraedro ruota di 120 gradi. Un cristallo di quarzo completamente formato è un esagono che termina con una punta acuta. La forma geometrica e la chiarezza di queste pietre danno loro una qualità estetica che la gente apprezza come gemme o, se abbastanza grandi, come solitari o oggetti artistici.
Sembra anche che il cristallo di quarzo sia una sostanza naturale molto elastica e risonante, con una larga gamma di proprietà e usi.
In termini metafisici, le sfere di cristallo di rocca o “palle di cristallo” erano usate come strumenti di divinazione e nel medioevo perfino per la diagnostica delle malattie. Come ben sappiamo erano – e sono – usate anche per prevedere il futuro.
Il più famoso pezzo di cristallo inciso è indubbiamente il teschio di cristallo “Mitchell-Hedges“.
Le analisi Hewlett-Packard
spedito al laboratorio della Hewlett-Packard; il risultato, oltre a destare grande sorpresa, avrebbe portato ad un grande enigma… I tecnici del laboratorio immersero il cranio in una soluzione di alcool benzilico, quindi lo fecero passare sotto la luce. Da questo test conclusero che il cranio e la mandibola facevano parte dello stesso blocco di quarzo. Ma ciò che li sorprese fu che cranio e mandibola erano stati incisi senza badare all’asse naturale del cristallo (questa strategia previene le fratture durante il processo di incisione). Conclusero pertanto che chiunque avesse fatto quel teschio di cristallo aveva dei metodi che aggiravano il problema.
La successiva informazione sbalorditiva che appresero dal teschio fu che il fabbricante non aveva usato utensili metallici per sagomarlo… Infatti, non riuscirono a trovare la benché minima traccia della tecnica usata, nemmeno sottoponendolo alle più sofisticate analisi microscopiche in grado di rilevare le più moderne tecnologie di lavorazione. Ovviamente, ciò fece emergere la questione di “come” il teschio fosse stato sagomato e lucidato con tale perfezione.
Il quarzo ha una gravità specifica di 2.5 e una durezza (scala Mohs) di 7 che nel caso del diamante arriva a 10, il che lo rende più duro del metallo. Non sarebbe per niente facile creare un teschio di cristallo neanche usando degli strumenti moderni, ma è davvero molto difficile immaginare come qualcuno, in possesso di tecniche primitive, possa aver fatto un lavoro come quello.
Secondo quanto gli scienziati sanno a proposito della fine della civiltà Maya, il teschio dovrebbe essere stato fatto più di mille anni fa…
Gli antropologi considerano che i Maya fossero un popolo dell’Età della Pietra; dunque, se furono loro a foggiare il teschio, con quali metodi ci riuscirono?
Studiando attentamente la superficie,si scoprirono microscopiche tracce di segni vicino alle parti curve. quindi  il teschio doveva essere stato prima di tutto cesellato meticolosamente in una forma grezza, probabilmente usando dei diamanti. Ma da dove avrebbero preso i diamanti, i Maya?
Si pensò anche che per dare una forma sempre migliore avessero usato ripetute applicazioni di acqua e sabbia di cristallo siliconato. Effettivamente, avrebbero potuto ottenere davvero quel risultato, usando i metodi di Dorland… Tuttavia, c’era un grande problema in questo scenario: il tempo. Stimò che ci sarebbero voluti quasi 300 anni di laboratorio per usare sul teschio le sue tecniche.
È difficile immaginare che la lavorazione del teschio si fosse tramandata di generazione in generazione per tutto quel tempo! L’unica alternativa era che i suoi creatori avessero usato metodi oggi perduti.
Ma questo era solo l’inizio dei misteri legati al teschio…
Fu scoperto che le ossa arcuate che si estendono lungo i lati e la fronte del cranio erano accuratamente separate dal pezzo di cristallo, in modo da funzionare come tubicini… mediante dei princìpi simili a quelli dei moderni ottici. In definitiva, essi incanalano la luce dalla base del teschio fino alle cavità orbicolari, che sono lenti concave miniaturizzate in grado di trasferire dentro al cranio la luce, anche in caso questa provenisse da una sorgente sottostante.
All’interno del teschio è stato trovato un allineamento di prismi e dei minuscoli tunnel luminosi che esaltano e illuminano eventuali oggetti sottostanti.
Dorland condusse anche una serie di particolari esperimenti per vedere cosa succedeva quando un fascio di luce veniva fatto passare attraverso la parte inferiore del teschio. Riferì: “Si accende come se prendesse fuoco”.
 
Uno dei cristallografi della Hewlett-Packard sommò tutti i misteri del teschio di Mitchell-Hedges dicendo:“Quella cosa non dovrebbe esistere”.

Altri teschi di cristallo si trovano in varie parti del mondo in mano a collezionisti privati, mentre alcuni sono stati acquistati dai più importanti musei del mondo. Come tutte le anomalie storiche o i manufatti enigmatici, questi teschi di cristallo sono stati al centro della controversia internazionale.

Il “Museo dell’Uomo” (Museum of Man) di Londra ne aveva uno in mostra, ma da quando lo hanno rimosso, viene tenuto in magazzino. Anche il Museo dell’Uomo di Parigi ne aveva uno che veniva chiamato “Teschio Azteco”, ma anche quello manca dall’esposizione da un pezzo.

F.R. Nocerino, uno dei massimi esperti mondiali sui teschi di cristallo, entrò in possesso di un teschio di cristallo di dimensione umana, proprio mentre stava aiutando a localizzare una città perduta nel Messico meridionale. Pesava quasi 6 Kg ed era scavato da un blocco di cristallo chiaro.

Una delle maggiori controversie su questo teschio fu concentrata sulla sua autenticità.
Il processo usato per determinare se un teschio è stato fatto in tempi antichi o moderni è molto sofisticato e solo una ristretta selezione ne è stata sottoposta. Nel 1996 la BBC, in associazione con il “British Museum” e la “Everyman Productions”, sottopose un gruppo di teschi di cristallo al test di autenticità durante le riprese di un documentario.
Venne anche aggiunta una copia di ogni teschio, e dopo furono sottoposti a un microscopio elettronico per esaminare i minuscoli segni lasciati dall’incisione.

Gli esperti riuscirono a distinguere gli strumenti e i metodi di lucidatura usati, analizzando semplicemente quelle minuscole tracce che sono invisibili a occhio nudo ma che vengono individuate dal sofisticato microscopio.

Mr. Nocerino portò il suo teschio e un altro partecipante privato, Jo Ann Parks, portò un teschio che aveva ricevuto dal guaritore tibetano Norbu Chen. Anche i musei di Londra e di Parigi portarono i loro teschi. I musei declinarono poi di commentare i risultati; comunque, gli esperti delle antichità rivelarono che i loro teschi erano di origine abbastanza moderna, ragion per cui li tolsero dalle loro esposizioni.

Invece, fu determinato che i due teschi in mano ai privati avevano almeno 5000 anni!
Chiunque abbia familiarità con le antichità del Mesoamerica avrà capito immediatamente quanto fantastica sia stata una scoperta del genere. Secondo gli scienziati, infatti, la più antica civiltà del Messico, quella Olmeca, ha solo circa 3000 anni… dunque, “chi” creò questo sofisticata e imbarazzante opera d’arte, che forse avrebbe potuto essere anche un oggetto oracolare?

Non c’è dubbio che il cristallo abbia molte proprietà utili e potenti che possono essere utilizzate in molti modi diversi. Nel nostro mondo materialistico abbiamo focalizzato di usarlo tecnologicamente.

Ma se può immagazzinare, amplificare e trasmettere onde radio ed elettromagnetiche, forse il cristallo può fare lo stesso anche per il pensiero umano e altre energie sottili.
Il cervello umano produce piccoli, tuttavia misurabili, impulsi elettrici. Il teschio di cristallo avrebbe potuto essere concepito e utilizzato come amplificatore per la trasmissione mediante onde, proprio come si utilizzavano i cristalli nelle prime radio (il principio è cresciuto nella scienza applicata e sembrerebbe che i nostri antenati lo avessero capito).
Molte persone che hanno passato del tempo alla presenza dei teschi di cristallo riferiscono che producono strani fenomeni…

Il personale del museo di Londra dichiarò un giorno che il teschio si sarebbe mosso da solo inaspettatamente.

Frank Dorland dichiarò che il teschio “Mitchell-Hedges” passerebbe dall’assoluta chiarezza e luminosità, al torbido e scuro.

Altri, che hanno meditato in presenza dei teschi, dichiarano di essere stati testimoni di scene storiche svelate ai loro increduli occhi, incluso il collasso e l’inabissamento di un’isola.

Nessuno crede che tutti i segreti dei teschi di cristallo siano ancora stati svelati, tuttavia i loro misteri stanno lentamente venendo alla luce. E forse siamo davvero sul punto di scoprire il vero scopo di questa antica tecnologia.

domenica 12 giugno 2016

Teschi di cristallo LA LEGGENDA 1

Una mattina del 1926, mentre il sole illuminava ed abbagliava come una sfera incandescente la natura selvaggia dell'America Centrale, l'esploratore inglese Albert Mitchell Hedges si aggirava nelle foreste dello Yucatàn dove un tempo fioriva l'antica civiltà Maya.
Il giorno del suo diciassettesimo compleanno la giovane Anna, figlia adottiva dell'esploratore, aggirandosi tra le rovine della città perduta di Lubaantun, parola Maya che significa "città delle pietre cadute", scoprì, tra le rovine di un altare, un Teschio di cristallo munito di mandibola mobile, che brillava in modo sinistro.
Mitchell Hedges, d'accordo con la figlia, decise di regalare l'inquietante Teschio agli indigeni che abitavano nella zona, e così come racconta la stessa Anna:

"Questi si misero a pregare il Teschio, e dissero a mio padre che era il Dio cui ricorrevano per essere guariti o per chiedere di morire."L'anno successivo, quando la spedizione di Mitchell Hedges lasciò Lubaantum, la gente Maya regalò a padre e figlia il Teschio, in segno di riconoscenza perché erano stati così buoni nel procurare loro medicine e vestiti.

Il Teschio di Mitchell Hedges largo ed alto 13 cm e con una profondità di 18 cm, ricavato da un unico blocco di cristallo di rocca trasparente e di notevole lucentezza, con un peso di circa cinque chilogrammi possiede, secondo la tradizione, uno sguardo ipnotico e dei poteri soprannaturali.

Un'antica leggenda Maya narra, infatti, che nel mondo esistono tredici teschi di cristallo, a grandezza naturale, che racchiudono misteriose informazioni sulle origini, gli scopi, ed il destino dell'intera umanità.

L'incredibile precisione con cui il Teschio di Mitchell Hedges è stato realizzato, presumibilmente in epoca preistorica, ha suscitato l'interesse di archeologi, antropologi, maghi, mercanti d'arte, ma soprattutto di scienziati.

Nel 1936 l'antiquario Sydney Burney acconsentì a far esaminare il Teschio da alcuni esperti del British Museum, per una prima importante indagine scientifica volta a determinare l'epoca e le tecniche di realizzazione.
Il museo londinese possiede già un altro Teschio di cristallo custodito in una teca di vetro ed anch'esso di grandezza naturale, che suscita un fascino particolare sui visitatori, alcuni dei quali, spaventati dallo sguardo spettrale, fuggono in preda al panico raccontando di essere stati perseguitati anche in seguito dalla "voce" del Teschio. Anche gli addetti alle pulizie innervositi dall'inquietante sguardo fisso che il Teschio presenta nella fioca luce presente in sala, hanno preteso che dopo l'orario di chiusura fosse coperto con un panno nero, confermando in tal modo le numerose dicerie sui suoi inquietanti poteri.
Il 27 Ottobre 1970 il Teschio di Mitchell Hedges venne portato presso i laboratori della Hewlett & Packard, nota azienda americana specializzata in strumentazioni elettroniche ed apparecchiature informatiche, per essere sottoposto ad una lunga serie di rigorosi esami tesi a smantellare l'alone di mistero che lo accompagna.
I tecnici della Hewlett & Packard emisero un comunicato, in cui si affermava che il teschio era stato scolpito lungo l'asse principale del cristallo. Questa tecnica, estremamente avanzata, utilizza l'asse di simmetria che diminuisce notevolmente il rischio di frantumazione del blocco di cristallo. Inoltre la precisione del taglio è spegabile solo con l'utilizzo di un raggio laser, che nel 1926 non era stato ancora inventato.
Oppure, ipotesi ragionevole ma poco pratica, il Teschio era stato levigato a mano per almeno 300 anni da parte di generazioni di valenti artigiani.
Questo, infatti, è il tempo stimato per riuscire a modellare con una precisione stupefacente un blocco di quarzo di tale durezza mediante il semplice sfregamento di sabbia finissima.
A questo punto bisogna prendere in considerazione anche il fatto che il quarzo ha una durezza mineralogica pari a sette, quindi praticamente impossibile da lavorare con comuni utensili metallici; inoltre i Maya non conoscevano il ferro. Perchè i Maya si impegnarono in un'opera di tal genere, tenendo impegnati per circa tre secoli i loro migliori artigiani, per produrre un oggetto apparentemente inutile?
Artigiani che lavorano il cristallo, impiegando gran parte del loro tempo e della loro abilità, per tramandare alle generazioni successive l'oscuro ma importantissimo significato di ciò che stanno realizzando. Perché?
Ma torniamo alle indagini scientifiche della Hewlett & Packard.
La superficie del Teschio venne esaminata al microscopio ottico per studiare le microtracce di lavorazione: un oggetto lucidato a mano presenta dei solchi non uniformi, mentre una lucidatura a macchina, mediante mole rotanti, lascia dei solchi regolari.
La sbalorditiva conclusione a cui pervennero gli scienziati fu che il Teschio presentava tracce di lavorazione meccanica, riscontrate, in un secondo tempo, anche sul Teschio del British Museum.
A questo punto viene spontaneo chiedersi: "Furono veramente i Maya a realizzare i Teschi, oppure sono frutto di una civiltà altamente tecnologica a noi sconosciuta?"
Il Teschio di Mitchell Hedges visto dall'alto, a causa di una sfaccettatura prismatica alla base, funge da ottima lente di ingrandimento; ma il fenomeno che inquieta maggiormente è quello dei riflessi di luce degli occhi, che sembrano vivi e dallo sguardo leggermente tremolante.
Come scrive George E. Delury nel suo "Almanacco universale delle cose più strane e misteriose":
"Frank Dorland, un restauratore d'arte che fece vari esperimenti con il cranio per sei anni, affermò che una volta un alone lo circondò per parecchi minuti, a volte dei suoni acuti, simili a scampanellii, riempivano la casa, altre volte all'interno del cranio comparivano veli, luci e immagini di crani, volti, montagne e altri oggetti, mentre in altre occasioni esso diventava completamente trasparente e talora ne usciva un odore caratteristico. Dorland e la Mitchell Hedges, ma anche altri osservatori, attribuirono al cranio il potere di influire sui pensieri e sull'umore delle persone".
Anche Charles Berlitz nel suo "Il libro dei fatti incredibili ma veri" scrive:
"Pare che il lobo frontale, per esempio, a volte si appanni, acquistando una tinta lattiginosa. Altre volte emette un'aura quasi spettrale forte e con un lieve tono paglierino, simile all'alone della Luna. Potrebbe trattarsi del frutto di una fantasia sovreccitata, oppure stimolata da un potere intrinseco del cranio stesso; di fatto coloro che ne rimangono in contatto per lunghi periodi di tempo riferiscono esperienze sensoriali inquietanti che comprendono suoni e odori eterei, e perfino apparizioni di spettri. L'impatto visivo del teschio è ipnotico, anche per uno scettico".

NEL PROSSIMO POST CONTINUEREMO CON LE LEGGENDE....

mercoledì 8 giugno 2016

I TESCHI DI CRISTALLO

I primi teschi di cristallo compaiono sulla scena nell'Ottocento. Il British Museum ne possiede uno dal 1897. Anche la Smithsonian Institution ha un teschio, donato ad essa nel 1992. Nessun teschio di cristallo proviene da scavi documentati.
Tra i teschi posseduti da privati, è particolarmente famoso il teschio "Mitchell-Hedges". Secondo il racconto di Frederick Albert Mitchell-Hedges e della figlia adottiva Anna sarebbe stato trovato negli anni venti del XX secolo in una spedizione a Lubaantun, nell'Honduras Britannico (attuale Belize). Non vi è però traccia della scoperta del teschio nei resoconti della spedizione ed è dubbio anche che Anna vi abbia preso parte. Inoltre la ricercatriceJane Maclaren Walsh ha scoperto che negli anni quaranta Mitchell-Hedges acquistò un teschio di cristallo.
Tra i più noti teschi di cristallo ci sono quelli chiamati "Max" e "Sha Na Ra". "Max", di proprietà dei coniugi Parks, sarebbe stato trovato in Guatemalanegli anni Venti, ma anche in questo caso non c'è alcuna documentazione a sostegno di tale affermazione. "Sha Na Ra" sarebbe stato trovato inMessico da Nick Nocerino, personaggio televisivo autodefinitosi "esperto di teschi di cristallo". Nocerino non rivelò mai l'origine del ritrovamento, giustificandosi con l'attribuire la riservatezza a presunte "questioni di sicurezza per il personale coinvolto, a causa della situazione politica messicana". Né i teschi, né gli altri oggetti che Nocerino avrebbe rinvenuto, sono mai stati sottoposti ad analisi indipendenti.
Negli anni ottanta, sull'onda della moda lanciata dalle pubblicazioni su questi manufatti, comparvero numerosi altri teschi, dal Texas a Los Angeles; ad alcuni di questi venivano attribuite origini avventurose o poteri taumaturgici, ma di nessuno di questi si è potuta provare l'autenticità (mentre alcuni sono risultati veri e propri tentativi di truffa). Secondo i cultori dei teschi di cristallo, di tali oggetti si parlerebbe nelle tradizioni dei Maya e di altre culture native americane, ma queste asserzioni sono da ascrivere piuttosto ad un folclore degli ultimi decenni applicato retrospettivamente.
Nel 1970 il teschio Mitchell-Hedges venne affidato al laboratorio della Hewlett-Packard, guidato da Frank Dorland, in quanto centro di eccellenza per la ricerca sui cristalli. I risultati vennero pubblicati in un articolo dal titolo "history or hokum?" dove il secondo termine possiamo tradurlo con "nonsenso". In esso risulta soltanto che sia stato scolpito in un blocco unico di materiale. L'articolo conclude che si tratti di un bellissimo pezzo artistico, ma che non ci sia modo di datarlo. Non risponde inoltre a verità che "gli scienziati affermarono alla fine della analisi che il teschio sembrava essere stato scolpito con un moderno laser o con ceselli di precisione". Da notare che gli impieghi ablativi del laser si sarebbero avuti solo negli anni novanta.
In passato, intorno al teschio inglese si erano catalizzati racconti folcloristici quanto infondati, che suggerivano che il teschio si muovesse all'interno della teca. Anche il fatto che il teschio fosse stato rimosso dall'esposizione aperta al pubblico è una leggenda urbana: il teschio è oggi esposto all'interno della prima sala dell'ala sinistra, sul lato sinistro della parete dove si apre la porta d'ingresso.Nel 1996 i teschi del British Museum e della Smithsonian Institution sono stati sottoposti ad analisi presso il British Museum, rivelando segni di lavorazione con strumenti disponibili nell'Europa della seconda metà dell'Ottocento. Anche questo elemento suggerisce che si tratti di falsi fabbricati in tale periodo[11]. In quell'occasione erano stati portati anche i teschi "Max" e "Sha Na Ra" (mentre Anna Mitchell Hedges aveva rifiutato di portare il suo), ma il British Museum, in applicazione della propria norma di non fornire valutazioni su oggetti provenienti da collezioni private, non ha espresso alcun giudizio su di essi.
In particolare, per l'esemplare esaminato, si è riusciti a risalire ad una probabile origine tedesca della lavorazione, mentre la roccia cristallina è di origine brasiliana. Ricerche documentali negli scritti relativi alle collezioni del museo, hanno portato a identificare nell'antiquario francese Eugène Boban l'organizzatore di questo traffico di falsi. Altri teschi furono analizzati insieme a quello del British, tra cui quelli di Nocerino e quelli americani. Nessuno di questi teschi aveva evidenze che potessero supportare una presunta antichità, mentre anzi le probabilità spingevano a pensare ad un'origine molto più moderna.


Naturalmente c'è chi pensa che la leggenda dei 13 teschi di cristallo sia reale..ne parlemo nel prossimo post.

martedì 7 giugno 2016

CALAVERAS

calaveras sono teschi di zucchero tipici delle celebrazioni del Giorno dei morti in Messico, fatti di zucchero di canna, raramente aromatizzati alla vaniglia, quasi sempre composti da un unico panetto decorato da coloranti vegetali verde, azzurro, giallo, rosso e fogli di carta d'oro alimentare. Le loro dimensioni variano dai 2 fino ai 20 cm.
La loro funzione è sia quella di "ofrenda" (ovvero di piccolo oggetto da offrire ai defunti su un altare rituale composto per il Día de Muertos -e quindi, in questo caso, reca il nome del defunto cui è indirizzato) che di dolci per i bambini; in tal senso ai calavera si possono affiancare piccoli giocattoli di fango a forma di cranio, realizzati con due parti concave, utilizzati come sonagli e dipinti di nero, rosso e argento.
Nell'antichità il teschio giocattolo si affiancava alla tradizione di “chiedere teschio”, che consisteva nell'uscire a chiedere l'elemosina per comprare calaveras da collocare negli altari delle chiese e delle tombe durante le feste.
I calaveras, e più in generale teschi e scheletri, sono spesso raffigurati nei dipinti di epoca pre-colombiana, intesi però come simboli di rinascita. Mentre un teschio è solitamente di colore bianco, i messicani aggiungono vivacità aggiungendo elementi decorativi come: fiori, candele, foglie dai colori vivaci come, giallo, blu, verde e arancione, che danno al teschio un aspetto più vivace. Sostanzialmente, ciò che riflette da questa usanza è, che i morti non sono realmente morti e che sono felici nella loro vita ultraterrena.
La denominazione "calavera", inoltre, può identificare anche rappresentazioni artistiche di teschi, come le litografie di José Guadalupe Posada: di queste ultime la più celebre è la Calavera Catrina, litografia raffigurante un teschio di donna con un cappello di foggia europea; essa rappresenta satiricamente tutti quei messicani che, in epoca pre-rivoluzionaria, vollero adottare i modi dell'alta borghesia europea.
Dìa de muertos si celebra il 31 ottobre, 1 novembre e il 2 novembre. Si ritiene che il cielo apre le sue porte alla mezzanotte del 31 ottobre e le anime dei bambini “angelitos“, tornano a riunirsi con la propria famiglia per 24 ore, mentre le anime degli adulti, i giorni sucessivi.
Ai nostri giorni viene molto utilizzato come soggetto per tatuaggi,

Questo tatuaggio di solito è rappresentato insieme ad un nome scritto sulla fronte del teschio, oppure su una piccola pergamena o lapide. Inoltre, per creare un contrasto tra il bianco funereo del teschio, lo si decora con elementi molto colorati. Di solito queste decorazioni sono tutte appannaggio del tatuatore che cercherà di far trasparire dal tatuaggio l’allegria tipica dei messicani.

Ci sono però degli elementi tipici che danno un significato particolare al tatuaggio. Leragnatele per esempio ricordano la morte e quindi simboleggiano la separazione. Il significato del diamante nel teschio messicano è quello di purezza e fedeltà. Una candeladentro l’orbita dell’occhio significa che il ricordo del morto è sempre acceso, mentre i fiori di marigold rappresentano la vita.

Teschi grandi per rappresentare gli adulti, più piccoli per i bambini, fiocchi e cuori in ricordo delle donne. Chi si imprime sulla pelle la “Calavera Mexicana” si sente profondamente legato a qualcuno che non c’è più, ma lo ricorda senza deprimersi.

Il teschio messicano, grazie alle sue caratteristiche colorate, irriverenti e capaci di esorcizzare una delle più grandi paure dell’uomo, è entrato a gran ragione nei tipicitatuaggi old school e viene ormai realizzato in tutto il mondo.