lunedì 20 giugno 2016

I misteriosi teschi allungati di Paracas

I “teschi di Paracas” sono stati trovati a Paracas, una penisola sul mare nella provincia di Pisco, nella regione di Ica a sud di Lima, presso la costa meridionale del Perù.
Gli abitanti di Paracas vivevano sulla costa e probabilmente erano discendenti di una popolazione giunta via mare. Era un popolo dedito alla pesca, infatti, sono stati trovati cumuli di conchiglie di mare e una rete sepolta nella sabbia e anche alcuni strumenti di pietra datati a circa 8.000 anni fa.
La scoperta risale al 1928, ad opera dell’archeologo peruviano Julio Tello, che nella zona di Paracas scoprì i resti di un villaggio sotterraneo, che si estendeva per uno o due chilometri, e che all’epoca era già pieno di sabbia. Scoprì anche un enorme cimitero anch’esso sotterraneo. Nel 2011, una troupe televisiva andò a filmare il luogo, ma il cimitero e il villaggio erano pieni di sabbia trasportata dal vento dell’oceano. I luoghi di sepoltura non sono infatti visitabili.

Le tombe contenevano famiglie intere, i cui resti erano avvolti da vari strati di stoffa colorata e decorata. Purtroppo le tombe erano già state saccheggiate dagli huaqueros (scavatori clandestini) in cerca di manufatti d’oro e d’argento, vasellame e dei famosi tessuti Paracas. Di teschi ne furono rinvenuti ben 90, databili a 3.000 anni fa. E probabilmente ve ne sono ancora altri in collezioni private, nei magazzini dei Musei, oppure ancora sepolti in zona. I teschi di Paracas sono, tra l’altro, i “teschi allungati” più grandi al mondo. Essi sono chiamati “Paracas skulls”.

Teschi allungati simili a questi non sono stati trovati unicamente a Paracas, ma anche tra gli Olmechi in Messico, a Malta nell’isola Malese di Vanuatu, in Egitto, Iraq, Africa, Russia ,Siria, Perù, Bolivia etc. Nella maggior parte dei casi si tratta, però, di una deformazione indotta sui crani dei bambini attraverso fasce o assi di legno. Questa pratica è andata avanti fino al ventesimo secolo in Congo e nell’isola di Vanuatu.
Si tratta di una deformazione intenzionale fatta sui bambini, il cui cranio alla nascita è duttile e può essere deformato applicando fasce o piccole assi di legno sul retro del cranio, ben strette e per un lungo periodo, di solito dai primi mesi di vita fino ai 3 anni. La deformazione cranica fu dunque una tecnica utilizzata in passato in varie parti del mondo, ma può soltanto deformare il cranio, non può alterarne né il volume né il peso.
I teschi allungati rinvenuti a Paracas, sono invece ben diversi, non sono stati deformati, sono naturalmente allungati ed hanno caratteristiche diverse da quelli tradizionali. In essi sono inoltre presenti due piccoli fori naturali nella parte posteriore del cranio, che servirebbero per il passaggio di nervi e vasi sanguigni, (come i fori presenti nelle mascelle umane). In più il volume di questi teschi è fino al 25% maggiore dei teschi umani e pesano il 60% in più. E tutto ciò non si può ottenere con una deformazione tramite assi di legno legati sul capo e bende strette. I teschi di Paracas presentano, inoltre, un solo unico osso parietale, invece che le due ossa parietali di forma rettangolare, che formano la parte laterale e superiore della volta cranica nei teschi “tradizionali”.

Questi teschi sono quindi stati un mistero per lungo tempo. Juan Navarro, direttore del Museo di storia a Paracas, museo che ne ospita 15 di questi teschi, ha permesso il prelievo di 10 campioni da 5 crani. I campioni erano: un dente, capelli e relative radici, pelle, un osso del cranio. I prelievi sono stati documentati con video e foto e vennero inviati a Lloyd Pye, fondatore del “Progetto Starchild”, per essere affidati ad un genetista in Texas, per il test del DNA. L’autore Brien Foerster ha svelato i risultati preliminari delle analisi e in merito ha scritto che questi teschi presentano DNA mitocondriale con mutazioni sconosciute in qualsiasi essere umano, primate o animale, conosciuto fino a ora.



I campioni indicano che le mutazioni abbiano a che fare con una nuova creatura umana, molto distante dall’Homo sapiens, dal Neanderthal e dall’Homo di Denisova. Brien Foerster afferma di non essere sicuro che questi esseri possano appartenere al nostro stesso albero evolutivo, in quanto gli individui di Paracas erano biologicamente così diversi, che non avrebbero potuto nemmeno incrociarsi con gli esseri umani. I risultati completi delle analisi non sono, tuttavia, ancora stati rilasciati e il mistero è ancora aperto.

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