i miei teschi

venerdì 24 giugno 2016

Il teschio forato dei Martiri di Otranto


Il teschio forato fa parte,  dei circa 600 resti umani (altri sono conservati a Napoli) su un totale di circa 800, che durante il sacco della città del 1480 per mano dei Turchi, vennero decapitati perché non vollero rinnegare la fede cristiana. Gli Ottocento sono stati riconosciuti Martiri della fede, venendo beatificati nel 1771 e poi canonizzati da Papa Francesco a Roma il 12 maggio 2013.
Il teschio, che si trova nell’armadio centrale dell’omonima cappella dei Martiri, nella navata laterale della Basilica Cattedrale di Otranto, attirava curiosi sia per i sedici fori circolari sia per la sua particolare collocazione: mentre, infatti, gli altri teschi sono posizionati con la parte frontale al vetro, quest’ultimo è girato dalla parte del cranio.
Uno studio, pubblicato su una rivista scientifica americana (Journal of Ethnopharmacology) è stato compiuto attraverso l’uso di macchinari ad alta precisione e rilievi fotografici dall’equipe, poiché il cranio non poteva essere rimosso dall’interno della grande teca. I ricercatori hanno notato come i buchi avessero tutti una forma regolare, tondeggiante: otto sono risultati perforazioni complete, che hanno coinvolto l’osso in tutta il suo spessore e producendo un buco a forma conica e tonda.

In realtà di “mistero” non si tratta ma di una curiosità storico-scientifica, a cui ha dato una risposta lo studio condotto da alcuni ricercatori dell’Università di Pisa, guidati dal professore ordinario di medicina e paleopatologia Gino Fornaciari. Secondo l’analisi dell’equipe, alla base della particolare foratura e della trapanazione multipla del cranio in questione ci sarebbe il prelievo di polvere ossea dal teschio per uso a scopo terapeutico.

Era computata, infatti, secondo diverse fonti, questa usanza come rimedio utilizzato in medicina fino al XVIII secolo, quando venne definitivamente superato dalle nuove scoperte: nello specifico, dal cranio veniva prelevato questa polvere, utilizzata come ingrediente per un infuso utile a curare o guarire malattie come l’epilessia, l’ictus o paralisi.

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